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N.2: Accettati così come sei

Forse è una delle cose più difficili. Accettarsi così come si è, amarsi, volersi bene. Insomma, non volersi diversi. Grande esempio lo ha dato Mao, il ragazzo 28enne protagonista del numero della scorsa settimana. Ma non tutti hanno il suo coraggio.

Me lo sono chiesta a lungo negli ultimi giorni, mentre preparavo questo secondo numero del Magazine. Ho fatto un viaggio nel passato, a quando ero una ragazzina e gli altri mi prendevano in giro. Cioè, in realtà le altre mi prendevano in giro, i ragazzi no. Troppo piccola, troppo matura, troppo grassa, troppo magra. Troppo maschiaccio, troppo femminuccia, troppo bionda. Con le gambe troppo corte e il naso troppo grande, il sedere troppo grosso, le tette troppo piccole. In pratica non andavo mai bene. Per anni mi sono chiesta cosa non andasse in me, poi ho smesso. Come col fumo, o forse peggio. Quelle terribili e deleterie, quanto inutili e stupide paranoie esistenziali mi stavano logorando dentro. Poi all’improvviso sono uscite dal mio cervello. Come ho fatto?

Un giorno piangevo per il mio aspetto fisico. Uno dei tanti. Era d’estate. Un mio amico, Alberto, mi avvicinò. “Che hai?”, “Non mi piaccio”, “Perché?”, “Non piaccio a nessuno“. Mi prese per le spalle, mi guardò negli occhi. E con nonchalance, sorridendo, mi disse: “Miriam, il problema è proprio questo: non piaci a nessuno perché tu non ti piaci. E poi, non è vero. A me piaci“.

Vi giuro, non so di preciso cosa successe quella sera. Ma da allora, piano piano, le cose cominciarono a cambiare. Mi guardavo allo specchio e mi sorridevo. Improvvisamente non ero più bassa, ero graziosa. Non ero più grassa, ma formosa. Non ero più strana, ero particolare.

E’ quello che un po’ ha fatto anche Paola, la protagonista di questa settimana. Una ragazza che viene dal Sud Italia, si occupa di social media e ha girato il mondo. Per il bullismo subito da piccola si è costruita mille maschere. Ma un giorno ha deciso di volersele togliere, una alla volta. Il processo è lungo, non è facile. Ma il bello forse è proprio questo, perché sui social sta prendendo piede una controtendenza, quella della #bodypositive. E bisogna avere naso per capire dove va il vento.

A proposito di nasi. Proprio ieri si è celebrato il Dantedì, la giornata mondiale dedicata a Dante Alighieri, che tutti conosciamo con un naso gigantesco. Da sottolineare: ai tempi di Dante avere un naso grosso era motivo di vanto, perché sintomo d’importanza e nobiltà.

Dunque torniamo a oggi. In un mondo (social) in cui sembri avere tutto solo se sei come gli altri, in cui il naso va piccolo e le labbra vanno grosse, io ho il naso grande e la bocca piccola. E quindi? Fatevi i nasi vostri. E rifateveli pure, se non vi piacciono, non c’è niente di male. Quanto a me, mi accetto così come sono.

Buon miraggio!

Miraja

giornalista del ventre

“Storie che arrivano alla pancia delle persone”

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