STORIE

Simone Petruccelli, “ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia umile”. Ecco la storia, i progetti e la sua vocazione per i giovani

Simone Petruccelli, un giovane per i giovani di Gaeta (LT): in questo articolo conosciamo insieme quali sono i suoi pensieri e com’è nato l’amore per la sua città.

Un ragazzo che guarda alla vita con determinazione. Che considera i successi e i fallimenti sempre come check point di viaggio e mai come destinazione. Una persona sensibile, che non riesce a girarsi dall’altra parte e che sogna una società equa ed inclusiva.

Simone Petruccelli, 33 anni compiuti a marzo e sposato con Pina da poco più di un mese, è un giovane per i giovani di Gaeta (LT). Appassionato di sport, “si dice in giro che fino ai 18 anni fosse anche un egregio calciatore”, al termine del Liceo Scientifico E. Fermi ha intrapreso la carriera militare che lo ha portato a girare un po’ l’Italia prima di tornare a Gaeta, dove attualmente vive.

Simone Petruccelli a Gaetavecchia

Oltre al lavoro, che occupa la maggior parte del suo tempo, Simone dal 2017 dedica il resto delle sue energie alla famiglia, alla lettura e al mondo del terzo settore. “Nessuno resti indietro” è uno dei punti cardine della sua filosofia di vita. “Ho avuto la fortuna di nascere e crescere in una famiglia umile – racconta nell’ufficio dell’Ostello del Golfo in zona Serapo di Gaeta – capisco e conosco le difficoltà che possono esserci in qualsiasi nucleo familiare e che si ripercuotono, per forza di cose, nei giovani. Poter essere di supporto a loro è il mio vero hobby.

Ho mosso i primi passi tra i vicoli di via Indipendenza dove abitava la mia bisnonna e dove ancora oggi qualche anziana del borgo mi riconosce e racconta qualche aneddoto della mia infanzia. Poi il passaggio alla Piaja, dove ho avuto l’opportunità di vivere la bellezza di un quartiere che, nonostante periferico, si è sempre contraddistinto per la sua inclusività. Ricordo con piacere i tornei di calcetto organizzati da Nino Cocchetto e Luigi Sapone, figure storiche che purtroppo ad oggi non sono più con noi; le estati passate con gli amici a fare tuffi dalla scogliera o dai pontili; tutto ciò mi ha permesso di crescere con i valori dell’amicizia, apprezzando con maggior gratitudine tutti i piccoli traguardi della mia crescita personale”.

Simone Petruccelli

Empatico, spigliato, uno che a primo impatto “a volte risulta antipatico”, ma che in realtà è simpatico da morire. Dietro a quegli occhi di ghiaccio, Simone nasconde un cuore caldo come il sole. “Al giorno d’oggi tra social media e nuove frontiere della comunicazione abbiamo tutti imparato a vendere la faccia migliore di noi stessi – risponde abbozzando un sorriso – utilizzando i filtri non solo per l’aspetto esteriore, ma anche e soprattutto per pubblicare una versione di noi alla quale fatica a credere persino il nostro ego. Io voglio raccontare invece di quei difetti che quotidianamente mi aiutano ad essere una persona migliore.

Con la mia famiglia di origine ho un legame indissolubile, che custodisco gelosamente. Il giorno che feci i bagagli per trasferirmi a Torino, nonostante fosse stata una scelta voluta, ho sentito un forte brivido dentro. In quel momento ho capito realmente quanto sia importante poter telefonare a casa e dire ‘sto venendo a pranzo’. Per questo motivo, per ciò che ho vissuto sulla mia pelle, sono grato alla vita per quello che mi ha dato”.

Simone e sua moglie Pina

Simone crede molto nell’amore e da poco è sposato con Pina, una ragazza colta e delicata che lo accompagna e sostiene in tutto ciò che fa. “Pina già vorrebbe cacciarmi di casa, altro che! A parte gli scherzi, è una donna meravigliosa che supporta ogni mia scelta, purché condivisa in anticipo. Il dialogo è tutto. Le difficoltà ci sono state e ci saranno, ma tutto si supera laddove c’è amore. Che è fondamentale, lo porto dentro dall’infanzia.

Un amore che condivido anche con le persone che hanno contribuito alla mia crescita. Diversi anni fa, mentre camminavo nel vicolo dove abitava la mia bisnonna e per un periodo anche la mia famiglia, una signora mi ha riconosciuto e ha raccontato che a poche settimane di vita passavo molto tempo a casa sua perché mia madre lavorava; a quel tempo ci si dava una mano a vicenda senza problemi. Qua viene il bello: per passare da una casa all’altra si usava il balcone, perché le scale di via Indipendenza sono molto alte”.

Simone Petruccelli a Gaeta

Forse anche per questo Gaeta è così importante per lui.Questa città è uno dei punti cardine della mia vita. Tutelare e valorizzare il territorio in cui si nasce dovrebbe essere un sentimento innato per chiunque. Non esiste società senza storia. Non esiste storia senza società. Gaeta non ha bisogno di essere amata e basta. Gaeta ha bisogno di essere difesa, perché come tutti i gioielli è soggetta alle tentazioni di avidi speculatori. Gaeta è importante per la vita di ogni gaetano. È orgoglio di ogni gaetano.

L’Ostello del Golfo è una delle diverse progettualità messe in campo in questi anni dalla nostra associazione di volontariato – spiega con grande soddisfazione – per numeri ed impatto sicuramente la più importante ed evidente, ma mi piacerebbe soffermarmi anche sulle altre.  L’Ostello del Golfo nasce dall’intuizione del Direttore dell’Ipab SS.ma Annunziata di voler accorpare le attività del costituendo Polo Museale ad un punto di ritrovo e pernottamento per i giovani. Il resto lo ha fatto la capacità di progettazione della squadra e la disponibilità di Regione Lazio di voler investire su Gaeta. Certo, la pandemia ha costretto un po’ tutti a rivedere i piani e modificare in corso d’opera ogni tipo di progettazione, ma sono fiducioso che i ragazzi impegnati nelle attività dell’Ostello del Golfo saranno in grado di portare avanti gli obiettivi prefissati. È tutto nelle loro mani”.

Simone Petruccelli

Ecco perché per Simone sono così importanti i giovani, tanto che ne ha fatto una missione di vita. “I giovani per Gaeta sono tutto, ma vanno coinvolti sin da ragazzini. Molti di loro esprimono lo stesso bisogno: avere un contatto diretto con l’amministrazione per progettare la Gaeta del domani e non essere bacino elettorale al compimento dei 18 anni. Sono certo che la politica non sarà premiata dai ragazzi in questa tornata elettorale. Molti non andranno a votare e questo fa male alla città. Per il futuro immagino una Gaeta che sappia includere da subito i ragazzi dai 16 ai 20 anni. Coinvolgerli in progettualità che rappresentino una possibilità di sbocco lavorativo e convincerli con elementi concreti a rimanere sul territorio. Bisogna entrare nelle scuole a parlare con i giovani non di politica in senso stretto, ma di esigenze reali”.

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