STORIE

Dajana, “una molestia mi ha cambiato la vita, oggi sono felice ed educo i bambini e le bambine alle emozioni”

Ha 27 anni, di Gaeta e coraggio da vendere. È un’educatrice professionale socio-pedagogico, con grande coraggio ha scritto al Desert Miraje™ Magazine per raccontare la sua storia. E dare voce, forza e speranza a chiunque la leggerà

È dinamica, solare e lunare allo stesso tempo. Negli occhi nasconde luci e ombre che solo lei conosce. Ma ora vuole raccontarle agli altri, è pronta, perché magari la sua storia “può ispirare qualcuno. Così, quando lo dice ride, s’illumina, e illumina pure tutto intorno a lei.

Si chiama Dajana Florio, ha 27 anni, di Gaeta, e coraggio da vendere. È un’educatrice professionale socio-pedagogico, attualmente domiciliare, ama e pratica l’educazione emotiva e ha una verve che suscita ammirazione. Cosa nasconde dietro ai suoi occhi pieni di vita, che sanno di malinconia, deserto, amore e superamento di tutto questo, e ancora di miraggio, di sogni e di una bambina che sa arrivare all’oasi?

Dajana Florio. Riproduzione riservata ©

Otto anni fa ho subito una violenza. Era la notte tra il 5 e il 6 dicembre, stavo tornando a casa e un uomo mi ha molestato – racconta, la sua forza è palpabile più del ricordo – un episodio che mi ha sconvolta, ha aperto una voragine infernale, anche se ora ne sono fuori. Sono stati anni bui, di sofferenza, chiusura in me stessa, senza appetito, sono arrivata a pesare 37 kg. Persone sbagliate, brutti posti, senza più fiducia nel mondo mi stavo perdendo. Quella sera era notte fonda, circa le 2 e mezza-3. Stavo tornando da una serata con amici, fatta di buona musica, arte e spensieratezza. Non so se il destino ha permesso tutto questo, sta di fatto che quella notte, e solo quella notte, i lampioni erano spenti.

Arrivai sotto casa, vidi un uomo. Non ricordo niente di lui, solo il colore degli occhi e i capelli, ravviati con il gel. Mi tenevo più lontana possibile. Stava accasciato su una parete, tutto storto, si lamentava. Mi chiese una sigaretta. Puzzava di birra, come se ne fosse immerso, avevo il voltastomaco. Prima di quel momento amavo la birra, non sono più riuscita a berla come prima. Presi il pacchetto, glielo mostrai. Non avevo più sigarette, le avevo finite. Lo superai e mi avviai al portone. All’improvviso mi prese da dietro, per un braccio. Non capii più niente.

Dajana mentre studia. Riproduzione riservata©

Ero incredula, non riuscivo a capacitarmi di quello che stava succedendo. Cosa devo fare, continuavo a chiedermi. Mi immobilizzai, non riuscivo a muovermi. Mi prese, mi strattonò, andai a sbattere contro un muro. Un dolore assurdo. Provai a divincolarmi, a spostarlo, ma non riuscivo. Io volevo una sigaretta, volevo una sigaretta, mi ripeteva. Ha continuato a dire cose che non ricordo, ero sotto shock, di ghiaccio. Come in una bolla, dentro la quale vedevo quello che succedeva ma non potevo fare niente per impedirlo. Cominciò a toccarmi. Avevo il cappotto lungo, il cellulare in tasca, scarico. Faceva forza contro di me sul muretto, il giorno dopo avevo i segni sulla schiena, oltre il giubbotto e i vestiti.

Poi accadde l’inaspettato. Non so come sia stato possibile, qualcuno dall’alto deve volermi molto bene. In un attimo riuscii a respingerlo, così perse l’equilibrio e ruzzolò dalle scale. Corsi in un lampo al portone e presi il cellulare, finsi di chiamare i carabinieri. Allora lui scappò, a piedi, in mezzo alla strada”.

Dajana. Riproduzione riservata ©

Sono forti le parole di Dajana, scioccanti, come una doccia ghiacciata. In un attimo sei nei suoi panni, quel mostro sta toccando anche te, provi l’impotenza, mista alla rabbia e all’ingiustizia che solo Dio sa che significa. Eppure il suo sguardo è più forte, come il modo in cui racconta questa esperienza. Dajana, a soli 27 anni, è una donna incredibile, con un coraggio che vorrei anch’io. Una cosa del genere non la metti via facilmente.

Salii a casa, non svegliai i miei – continua, tra un sospiro e l’altro – volevo solo farmi una doccia e dormire. Lasciai che l’acqua scorresse sul mio corpo per ore, fino all’alba. Poi andai al letto, mi addormentai circa a mezzogiorno. Per mesi non raccontai niente a nessuno, ogni giorno ero più scorbutica e chiusa, introversa e arrabbiata, sola, divenni ipocondriaca. Combatto ancora alcune di queste cose”.

Dajana. Riproduzione riservata ©

Secondo l’Istat, “nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%)” (per approfondire). Dai dati Istat 2018 (più recenti), le donne che non escono da sole sono il 36%, gli uomini l’8%. Ma neanche gli uomini si salvano da molestie e violenza, perché tra il 2015 e il 2016 l’Istituto statistico di ricerca ha rilevato che in tre anni è successo almeno a 1 milione 274mila di loro.

Sapete, non ci vuole molto tempo per vivere un incubo. “È accaduto tutto nell’arco di pochi minuti. Ecco, pochi minuti bastano a cambiarti la vita. Una molestia di pochi istanti ti cambia la vita – spiega Dajana scegliere di essere felice, poi, non è semplice. E non ci vogliono pochi minuti. Non è facile. Ti senti così, impotente. Come se non fossi più padrona di te stessa, capace di agire come vorresti. Tutto questo ha suscitato in me rabbia nei miei confronti, non riuscivo proprio a perdonarmelo. Ma oggi sono felice. Sono una persona migliore”.

Alcuni dipinti realizzati da Dajana. Riproduzione riservata ©

Ecco, cara Dajana, splendida anima, non avresti potuto fare niente di più e niente di meglio. Tu sei il meglio. Quel mostro avrebbe dovuto fare molto meno, anzi nulla, neanche essere un mostro. Il punto più difficile da comprendere è che quel mostro è dentro ognuno di noi. In ogni essere umano può nascere un’entità simile, capace di fare queste cose. Perché siamo umani, la mente è uguale per tutto. Capire come impedire di prendere il sopravvento è la chiave. Educare con amore, parità, inclusione, rispetto è il segreto.

Gli insegnanti, gli educatori, i formatori, i comunicatori hanno un compito fondamentale – spiega Dajana, oggi educatrice di bambini e bambine, un giorno vorrebbe farlo nelle carceri per gli adulti – tutto dipende dalle emozioni e dalla capacità che abbiamo di imparare a gestirle. A gestire le nostre emozioni e quelle degli altri. Le cose accadono, e sicuramente per una ragione, sta a noi trovare la forza per renderle importanti lezioni di vita e trasformarci in persone migliori. Nel mio caso sono stata fortunata perché ho una famiglia e degli amici stupendi. Delle persone intorno a me che mi amano davvero e mi fanno sentire bene. Come mio nonno, che ora non è più qui, ma che mi ha dato tutto l’amore del mondo”.

Un’opera di Dajana. Riproduzione riservata©

Ma a questo punto le domande sorgono spontanee: quanto deve soffrire una donna prima di poter amare senza limiti? Una donna può davvero amare senza limiti? E quanto deve amare prima di soffrire? Deve? Anzi: è veramente necessario soffrire per amare? Dall’ultimo report diffuso dalla Polizia di Stato, “Questo non è amore”, è emerso che nel 2019 ci sono state 88 vittime ogni giorno, in altre parole ogni 15 minuti una donna è stata ammazzata. Sempre nel 2019 l’Istat ha rilevato che “ogni centro anti-violenza ha accolto in media 172 donne e lavora con un numero medio di 115 donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza”. (clicca qui per approfondire la ricerca).

Fortunatamente non è il caso di Dajana, perché lei è uscita da quell’esperienza sana e salva. Però è il caso di molte altre donne, di cui magari non sentiamo necessariamente parlare al telegiornale. Donne che incontriamo ovunque, magari al supermercato, in fila alle poste o nella sala d’attesa dei punti tampone, in fila per il vaccino o a manifestare con i no-vax.

Dajana mentre studia. Riproduzione riservata ©

Quello che a volte conta, allora, è uno sguardo. Come quello di Dajana e di quelle come lei che la corazza se la sono fatta crescere, conservando un grande cuore all’interno. Pronte a mostrarlo agli altri, per condividere e crescere, diffondere speranza, amore. Urlare al mondo senza più paura che sì, possiamo farcela sempre. E io ti auguro di continuare a farcela ancora di più, Dajana. Dal profondo del mio cuore, sii felice, racconta di te ogni giorno, educa più possibile alle emozioni. E grazie, perché oggi la più grande emozione l’hai regalata a me.

Buon miraggio, Dajana!

Miraja

Giornalista del ventre 

“Storie che arrivano alla pancia delle persone”

2 pensieri riguardo “Dajana, “una molestia mi ha cambiato la vita, oggi sono felice ed educo i bambini e le bambine alle emozioni”

  • Grande donna. Hai la mia più sincera stima!

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    • Davvero lo è. La cosa più bella è che oggi Dajana è un’educatrice ed educa i bambini e le bambine alle emozioni e all’inclusione. Ciao Nunzia, grazie per leggerci ancora <3 buon miraggio🏝

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