Raimondo Sasso si racconta: un inno alla famiglia, la musica e l’amore, “solo tutti insieme si può fare davvero qualcosa”
Un cultore del bello, amante del bello e non solo”, un artista. Una persona con un cuore grande, ma anche molto “testardo”. Per molti giovani a Gaeta (LT) lui è “zio Raimondo”, perché sempre disponibile, pronto ad ascoltare e a dare importanza a progetti di valore.
“Gaeta è il mio orgoglio e Gaeta Vecchia la celebrazione del bello, della storia e della cultura – racconta Raimondo Sasso, davanti un delizioso risotto alla pescatora – sono nato e cresciuto qui, in questo quartiere che mi ha accolto e illuminato una vita intera.
“Quando vivevo qui, Gaeta medievale aveva un’anima, una poesia, era una Comunità con la C maiuscola. Mi sono sentito allevato da tutti i gaetani. La mia famiglia era la mia famiglia, mamma era mamma, ma non c’era signora che non fosse sorvegliante, un po’ zia, un po’ nonna, dunque era una famiglia nella famiglia”.
Imprenditore affermato nel settore della cosmetica, Raimondo Sasso ha mosso i primi passi proprio nel ristorante in cui ci troviamo oggi. “In estate facevo il cameriere, poi sono diventato responsabile di quello che all’epoca era il miglior ristorante della zona – continua – sono diplomato in ragioneria e ho il grande rimorso di non aver continuato gli studi; da grande ho capito che forse non ne avevamo la possibilità, di quattro figli solo due sono laureati: il primo e l’unica femmina.
“Mio fratello Roberto (scomparso prematuramente nella stima e nell’affetto di tutti, ndr) ed io non siamo andati all’università. Lui era un musicista rock, organizzatore di grandi eventi internazionali, mentre io mi sono appassionato al teatro amatoriale. Ho iniziato a recitare all’oratorio salesiano don Bosco, avevo 7 anni. Crescendo ho organizzato eventi, scritto copioni e fondato una compagnia teatrale musicale. Tra le soddisfazioni più grandi della mia vita c’è quella in cui al Campidoglio, Alberto Sordi premiò la nostra ‘Aggiungi un posto a tavola’ come miglior commedia di teatro amatoriale”.
Raimondo è musica, quando scende e sale le scale. È amore, per sua moglie Debora, “un mare calmo che l’avvolge”. Come la famiglia, la sua Gaeta, la cultura. “Penso che spesso si faccia confusione tra cultura e istruzione. Non è detto che se sei laureato sei una persona di cultura. La cultura per me è innanzitutto cultura del vivere. Se sei istruito, ma non sai relazionarti con le persone e con i luoghi, non puoi definirti davvero colto.
“La cultura incrementa la sensibilità e il sociale incrementa la cultura. L’essere umano è fatto per stare insieme alle persone, è lì che trova il senso di esistere. Una città che si sveglia, va al lavoro, torna a casa la sera, cena e va a dormire è triste. Io amo le diversità. Quando incontro una persona di un altro Paese adoro ascoltarla. Così è successo con mia moglie, di origini romene. Una volta l’ho vista insegnare, ero orgoglioso di lei, pendevo dalle sue labbra”.
Per Raimondo la famiglia è davvero un tutt’uno con sé stesso. Una famiglia di artisti, musicisti, innamorati della vita e delle persone. Una famiglia in cui prevalgono valori come il rispetto, l’inclusione e la bellezza. “Mia madre era così e lo ha trasmetto a tutti noi – sottolinea Raimondo con un sorriso – oggi ho 5 figli e quando uno di loro, o un giovane che non conosco, mi parla di un’idea provo sempre a incoraggiarlo. I giovani sono moderni, più aperti rispetto a come eravamo noi alla loro età, per loro non esistono differenze di genere, etnia, sessualità o religione”.
“Anche l’amicizia per me è fondamentale – aggiunge – ho un’amica preziosa, Sabrina Marciano, che per me è una sorella. Con lei oggi stiamo preparando ‘Mamma mia’, che andrà in scena il 13 agosto. Il nostro rapporto è davvero speciale”. (presto tutti i dettagli dell’iniziativa, stay tuned)
Raimondo Sasso per la prima volta nella sua vita si è candidato al Consiglio Comunale al fianco di Sabina Mitrano, in queste elezioni comunali 2022 della città di Gaeta. “Se pensiamo a quell’ideale antico e pieno di valore, la politica è il ruolo massimo cui si possa aspirare e per me è soprattutto partecipazione, condivisione, rispetto, confronto democratico. Solo stando tutti insieme si può fare qualcosa davvero, chi la pensa in un modo e chi in un altro”.
È bellissima questa frase di Raimondo, perché a noi giovani rende davvero il senso della politica. Così, prima di lasciarci, intona un motivetto, “la frase che canta Don Silvestro in ‘Aggiungi un poso a tavola’ quando si sente abbandonato anche da Dio e non riesce a costruire l’arca: ‘Una formica è solo una formica, uno zero, una nullità c’è ben poco da fare di fronte alle montagne, ma se può contare su tutte le compagne, quella formica smuove le montagne”.
Foto in copertina di Flavia Fiengo, riproduzione riservata
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